Cerca nel blog

giovedì 22 settembre 2011

ARTROSI



L' artrosi indica un processo degenerativo non infiammatorio a carico delle articolazioni, progressivo, a localizzazione mono-poliarticolare, con alterazioni a carico della cartilagine e formazione reattiva di tessuto osseo a livello subcondrale e dei margini articolari.  Ogni articolazione, quindi, può essere interessata da un processo artrosico anche se vi sono sedi che più frequentemente vengono colpite, quali spalle, mani, rachide cervicale e lombare, coxo-femorali (articolazione dell'anca) e ginocchia. Essa può esistere come manifestazione primaria (o idiopatica) oppure quale manifestazione secondaria ad altre patologie. Nel primo caso, ovvero come primaria o idiopatica, l'artrosi non riconoscerà alcuna causa o concausa di insorgenza del processo patologico, mentre nel secondo, al contrario, si ravviserà una relazione tra lo sviluppo del processo artrosico e patologie preesistenti.

PRESENTAZIONE

Definendo la patologia artrosica si vuole intendere un'affezione degenerativa cronica a carico delle strutture ossee e delle componenti articolari (cartilagine,sinovia, capsula). Si può definire inoltre l'artrosi, osteoartrite poichè frequentemente sono presenti fenomeni flogistici a livello delle articolazioni. La caratteristica principale dell'artrosi o osteoartrosi è la perdita della cartilagine ialina associata a reazione subcondrale che porta ad una fibrillazione della cartilagine, con proliferazione condrocitaria e formazioni di agglomerati cellulari. Il tutto, in aumentato afflusso sanguigno nell'osso subcondrale con incremento secondario della pressione ossea e relativa sclerosi, che conduce a formazioni cistiche ed osteofitosiche marginali.

CLASSIFICAZIONI

Secondo la classificazione dalla Società Italiana di Reumatologia riconosciamo due forme principali di artrosi, artrosi primaria o idiopatica; artrosi secondaria a fattori locali e generali ed a eventi traumatici.

ARTROSI PRIMARIA

Nelle forme di artrosi primaria (ora in disuso), generalizzata o localizzata consideriamo:
Noduli di Heberden (tumefazioni di consistenza cartilaginea ed ossea delle interfalangee distali delle dita delle mani) Noduli di Bouchard (simili ai precedenti noduli di H. ma che interessano le articolazioni interfalangee prossimali)
Rizoartrosi di Forestier (artrosi primo raggio dell'articolazione trapezio-metacarpale)
Gonartrosi
Coxartrosi

ARTROSI SECONDARIA

Nell'artrosi secondaria a fattori locali e generali consideriamo:
Artrosi senile; Artrosi sec. a malformazioni scheletriche; Artrosi sec a osteocondritri e osteodistrofie; Artrosi sec. ad artriti;
Nell'artrosi secondaria ad eventi traumatici consideriamo:
Emartrosi post-traumatica; Idroartrosi post-traumatica; Artrosinovite post-traumatica; Artrosi professionali



EZIOPATOGENESI ED ALTERAZIONI ANATOMO-PATOLOGICHE

L'eziologia dell'artrosi primaria è oggi pressochè sconosciuta . Nelle forme di artrosi secondaria, evidenziamo diverse cause meccaniche e di altra natura:
Età (aumenta con l'età dopo i 50 anni); Sesso (sotto i 50 anni maschi; femmine sopra i 50 anni Metabolismo (artrosi associata ad obesità, ipertensione, diabete).
L'artrosi stessa ricopre il 9,4 % di tutte le patologie ed è la causa più frequente di invalidità transitoria o permanente nella popolazione italiana.
Alla base del meccanismo patogenetico si ha un'alterazione biochimica degenerativa della composizione della sostanza fondamentale (ex. proteoglicani) della cartilagine articolare. Tali considerazioni portano a definire la patogenesi dell'artrosi come un difetto di biosintesi dei proteoglicani da parte del condrocita (elemento vivente della cartilagine preposto alla sintesi ed al catabolismo della sostanza fondamentale).Un'altra delle possibili alterazioni biochimiche precoci della cartilagine articolari è la aumento dell'idratazione della stessa (idroartrosi). Le alterazioni anatomo-patologiche più frequenti sono: Alterazioni cartilaginee (colorito giallastro delle articolazioni; assotigliamento e fissurazioni; ulcerazioni, che possono mettere a nudo l'osso subcondrale) Osteofiti marginali (cercini ossei a becco) Osteosclerosi subcondrale (addensamento di tessuto osseo nelle zone di maggiore carico alternato a quadri di rarefazioni ossee "cavità pseudocistiche o geodi");Alterazioni della membrana sinoviale e della capsula artricolare.
Tutte queste alterazioni si sviluppano progressivamente, infatti, nelle fasi iniziali della malattia si parla di piccole erosioni cartilaginee e modesta osteofitosi, mentre nelle fasi avanzate della patologia stessa si ha osteosclerosi, formazioni di cavità geodiche e marcata osteofitosi marginale.

Quadro clinico

Dolore, limitazione funzionale, rigidità articolare, soprattutto al risveglio, sono tratti comuni di un'articolazione artrosica; ad essa si può associare un aumento volumetrico legato a diversi fattori quali il versamento endoarticolare, causato dal tessuto sinoviale irritato, e la formazione di osso ai margini articolari. Sovente al movimento l'articolazione produrrà rumore di "scroscio": esso è legato allo sfregamento delle superfici articolari che essendo divenute scabrose, in seguito alla malattia, hanno perduto la levigatezza originaria.

Dolore 

Il dolore nelle fasi iniziali risente soprattutto di fattori di tipo meccanico; pare infatti che diverse componenti articolari concorrano nella "produzione" dello stimolo doloroso.
Sicuramente l'aumento di pressione all'interno dell'articolazione dovuto all'irritazione della membrana sinoviale (sinovite) ed all'aumento del liquido da essa prodotto produce una distensione della capsula articolare, dolorosa. Quando l'articolazione colpita fosse sottoposta a carico, come nel caso dell'anca o del ginocchio, l'aumento di pressione aumenterebbe la tensione capsulare e di riflesso il dolore. Altro fattore responsabile del dolore pare essere la stimolazione periostale, ovvero della membrana riccamente innervata e vascolarizzata che avvolge le ossa da parte della neoformazione ossea reattiva, così come l'aumento di microfratture dell'osso, per l'alterazione del carico, può evocare dolore. A conferma dell'origine "meccanica" del dolore, come è esperienza comune a chi soffre di artrosi infatti, è il sollievo articolare che si prova con il riposo. Il quadro sintomatologico della patologia artrosica è dominato da un dolore di tipo gravativo che insorge generalmente all'inizio del movimento, raggiunge un acme al carico massimo dell'articolazione, cessa con il riposo ed il calore o la sottrazione al carico. Esso è costante ed ingravescente anche se con il movimento cede. La malattia è alternata da periodi di remissione e periodi di riacutizzazione della sintomatologia. Il dolore è spesso associato ad una importante contrattura muscolare, che determina alterazioni della postura facendo assumere una notevole limitazione dei movimenti con crepitii articolari come segni tardivi della patologia. A questo punto si può capire come i pazienti, frequentemente lamentano rigidità articolare. Tale rigidità si manifesta al mattino "al risveglio" e si risolve dopo qualche movimento di flesso-estensione. All'obiettività le articolazioni colpite dall'artrosi, durante la palpazione, possono esacerbare dolore, possono apparire tumefatte e calde localmente,per la presenza di sinovite reattiva secondaria.


Rigidità Articolare

Presente al risveglio o dopo un periodo di immobilità, è solitamente di breve durata, meno di mezz'ora, accompagnata da senso di insicurezza e cedimento articolare soprattutto sulle articolazioni portanti (anca, ginocchio, caviglia). Spesso questo, a dispetto del dolore, è il fattore che più preoccupa chi è affetto da artrosi e lo induce a consultare il medico.

Limitazione Funzionale

La limitazione dei movimenti articolari è espressione visibile e frequente dell'artrosi manifesta. All'inizio della malattia non è altro che la volontà dell'artrosico di non evocare il dolore limitando l'escursione articolare che, per altro, mantiene intatto il proprio arco di movimento. Successivamente, sia per le deformità prodotte sulle superfici articolari che per la retrazione dei tessuti articolari e periarticolari (capsula, legamenti, fasce, muscoli e tendini), la limitazione diviene effettiva con effetti che possono condurre a disabilità di vario grado.

LOCALIZZAZIONI ANATOMICHE

Tra le principali localizzazioni anatomiche in ordine di frequenza riconosciamo:
Artrosi vertebrale in particolare della colonna lombare. Clinicamente il sintomo più frequente è la lombalgia acuta (il cui epifenomeno è rappresentato dal "colpo della strega") oppure lombaggine con blocco della colonna lombo-sacrale fino alla totale impotenza funzionale, oppure lombalgia cronica come l'esito di diversi episodi acuti. Gli sforzi e la prolungata stazione eretta aggravano le manifestazioni artrosiche con periodi di remissione alternati a periodi di riacutizzazione della sintomatologia algica. Si hanno inoltre forme di discopatia con migrazione del disco intervertebrale e sua estrusione nel canale vertebrale con conseguente compressione radicolare (sintomatologia di tipo sciatalgico per interessamento delle radici del nervo sciatico, oppure per sofferenza del nervo ischiatico).
Nell'ambito dell' artrosi dell'anca o coxartrosi. L'anca è una delle articolazioni più frequentemente coinvolte dall'artrosi (patologia di questa articolazione estremamente invalidante). Infatti l'artrosi può colpire tutte le articolazioni, ma in modo speciale quelle sottoposte al carico. L'artrosi dell'anca si manifesta clinicamente con coxalgia che si accentua con lo sforzo, e zoppia. L'irradiazione del dolore è all'linguine alla faccia interna della coscia ed al ginocchio; limitazione dei movimenti di flessione, estensione, rotazione interna, rotazione esterna, abduzione ed adduzione.
Nell'ambito dell' artrosi del ginocchio o gonartrosi.Possiamo parlare di gonartrosi del compartimento mediale o laterale con deformità secondarie in varismo o valgismo delle ginocchia. Artrosi femoro-rotulea secondaria a quadri di sublussazione-lussazione e condromalacia della rotula.







ALTERAZIONI RADIOGRAFICHE

L 'immagine radiologica di artrosi comprende:
Diminuzione della rima articolare, per degenerazione e assotigliamento della cartilagine.
Sclerosi dell'osso subcondrale.
Cavità geodiche.
Osteofiti articolari (accumulo di materiale catabolico che favorisce il precipitare di sali di calcio).
Progressiva deformazione dei contorni articolari, per fenomeni regressivi (ulcerazioni della cartilagini) e fenomeni produttivi (osteofiti)
Anchilosi ossea subtotale e totale.


TRATTAMENTO

La terapia dell'artrosi si basa su diversi criteri fondamentali:
- Somministrare all'organismo sostanze che possono reintegrare la sostanza fondamentale (mucopolisaccaridi, acido condroitin-solforico, aminoacidi).
- Somministrare sostanze antinfiammatorie che diminuendo la flogosi dell'articolazione ed il dolore migliorano anche il movimento della stessa (FANS e cortisonici).
- Calo ponderale (riduzione del peso per alleggerire il carico articolare)
- Riposo
- FKT (fisiochinesiterapia) che trova nell'artrosi un grande campo di applicazione.
Il movimento sotto qualsiasi forma esso sia, senza raggiungere l'affaticamento, è consigliabile in tutte le forme artrosiche. Anche il calore è efficacie nell'attenuare il dolore e lo spasmo muscolare ed in molti casi amplifica i risultati dati dall'attività fisica (Marconi-terapia, Radar-terapia ed Ultrasuono-terapia).
Quando viene riconosciuto il completo insuccesso della terapia medicamentosa, fisica ed ortopedica, e quando il quadro radiologico è tale da compromettere il movimento articolare, facendo assumere un aspetto di tipo anchilotico dell'articolazione interessata (anca e/o ginocchio), la terapia chirurgica trova una sua applicazione fondamentale:
Variazioni meccaniche o statiche dei rapporti articolari.
Anchilosi chirurgica e stabilizzazione dell'articolazione al fine di eliminare il dolore (osteotomia sottotrocanterica; artrodesi vertebrale e laminectomia).
Protesizzazione del paziente ossia sostituzione dell'articolazione colpita mediante artroprotesi (gonartrosi e coxartrosi).




Nessun commento:

Posta un commento