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giovedì 22 settembre 2011

PROTESI INVERSA DI SPALLA



È un sistema meccanico che morfologicamente va a sostituire l’articolazione gleno-omerale con alterazione meccanica importante. Il modello originale della protesi, sviluppato nei primi anni '80 da Grammont, è costituito da una componente glenoidea sferica montata su superficie piatta, che viene fissata alla glena mediante viti. La componente omerale è uno stelo metallico sul quale è inserita una coppa in polietilene, che si articola con la sfera. La glena si visualizza facilmente attraverso un accesso transdeltoideo superiore, dopo aver rimosso la testa dell'omero. La cuffia dei rotatori, già lesionata, viene escissa. Si procede quindi alla preparazione dell'omero e alla regolarizzazione della glena, fino a ottenere una superficie piatta; in seguito si fissa la base della componente glenoidea a superficie piatta mediante viti. Dopo aver montato la sfera sulla componente glenoidea, si posiziona lo stelo definitivo con l'inserto in polietilene. La necessità di tale tipo di protesi deriva dal fatto che sulla testa dell’omero si vanno ad inserire i tendini della cuffia dei rotatori, una rottura di queste strutture produce un’instabilità dell’intera articolazione e mancata contrazione del deltoide (pseudoparalisi) facendo spostare il centro di rotazione verso l’alto. In questo caso l’applicazione della protesi inversa per il suo peculiare design consente la medializzazione e l'abbassamento di 2,5cm del centro di rotazione; in questo modo si aumenta il braccio di leva del muscolo deltoide, che può quindi iniziare il movimento di abduzione, nonostante l'assenza dell'effetto di coaptazione per la rottura della cuffia dei rotatori. Le indicazioni chirurgiche sono: pseudoparalisi per forte dolore, usura della cartilagine articolare, fratture irreparabili della testa omerale. Il nursing post-chirurgico è importante per garantire la stabilità della struttura ed impedire il disassemblaggio della protesi per l’assenza dei muscoli della cuffia (in assenza del piccolo rotondo questo rischio è molto alto). Nel post-chirurgico è previsto poi l’utilizzo di un tutore in abduzione e anteposizione a protezione del nervo ascellare che risulta stirato per allungamento del deltoide che viene in questo modo messo in scarico. La riabilitazione mira a rieducare il deltoide alla sua funzione; inoltre se permane il piccolo rotondo sono conservate piccole forme di rotazione; se è soppresso il sottoscapolare l’intrarotazione è quasi nulla. Per tali ragioni all’intervento di protesizzazione si associa spesso la trasposizione del gran dorsale e del trapezio che vengono utilizzati così come extrarotatori.
PARALISI: assonotmesi del nervo ascellare che non manda più l’impulso al deltoide. PSEUDOPARALISI: è un problema di tipo meccanico in quanto i muscoli si staccano dall’osso. 

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